Marco Tullio Giordana

"Io la pubblicità non la faccio e non la guardo. Anzi vi dico di più, non accendo nemmeno la tv."


"L'opacità la vedo molto nei modelli che gli adulti mostrano ai giovani: comprate e evitate di pensare."


"Definire un film con l'aggettivo 'politico' vuol dire ammazzarlo in partenza."


"Il presente è quasi illeggibile, la realtà italiana è troppo complessa."
 

Marco Tullio Giordana, figlio di genitori giornalisti, nasce a Milano l'1 Ottobre 1950. Studente nel '68 al Berchet di Milano, insieme a compagni intelligenti nutre il grande ideale di progettare un futuro migliore per tutti .

Accostatosi al cinema, collabora con Roberto Faenza per "Forza Italia" (1977) e debutta nel lungometraggio con "Maledetti, vi amerò" (1979), presentato al Festival di Cannes e vincitore del primo premio a Locarno.

Successivamente, firma per Antonio Margheriti il soggetto di "Car crash" (1981) e torna alla regia con l’ambizioso ed irrisolto "La caduta degli angeli ribelli" (1981), dove la scena è occupata - come nell’opera d’esordio - da problematiche figure di terroristi. Nell’82, realizza per il festival di Salsomaggiore il video musicale "Young person’s guide to the orchestra", da Benjamin Britten; due anni dopo, adatta felicemente - in due puntate concepite per il piccolo schermo - il romanzo di Carlo Castellaneta "Notti e nebbie", incentrato sul personaggio d’un fascista che vive a Milano il tramonto della repubblica di Salò.

E’ dell’87 "Appuntamento a Liverpool", confusa vicenda costruita attorno alla tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles; del ‘91 l’episodio "La neve sul fuoco", contenuto ne "La domenica specialmente"; infine, del ‘95 il già citato "Pasolini, un delitto italiano", discutibile ma non privo d’interesse.

Nel 2000 presenta al Festival di Venezia "I cento passi", film di denuncia sulla vita e la morte di Peppino Impastato, che vince il premio per la migliore sceneggiatura.

Nel 2003 con il film per la televisione "La meglio gioventù" vince la sezione "Un certain regard" del Festival di Cannes.

Ha pubblicato il romanzo "Vita segreta del signore delle macchine" (1990) e il saggio "Pasolini, un delitto italiano" (1994). Nel 1990 ha diretto "L'elisir d'amore" di Gaetano Donizetti al Teatro Verdi di Trieste e nel 1997 ha curato "Morte di Galeazzo Ciano", di Enzo Siciliano, per il Teatro Carignano di Torino.


Lei ha traslocato per adeguarsi a una nuova realtà?
"Ho voluto vivere in Sicilia per rendermi conto e in 10 mesi a Cinisi ho trovato
aiuto, rispetto e mi sono fatto amici, rifiutando ogni protezione interessata.
Finora sapevo di quest'isola solo cose ovvie e generiche, anche se mio nonno
diresse "L'Ora" a Palermo dal 1908 al 1912, ma io nascevo quando lui moriva".

Partiamo dal titolo: cosa sono i cento passi?
"Sono quelli che separano casa Impastato e casa Badalamenti: come dire
siamo complici, adiacenti, nello stesso organismo, vicino c'è l'aeroporto,
dove si smista per ovvie ragioni l'economia mafiosa".

Un film inchiesta come quello su Pasolini?
"Non è un film sul processo che si farà nel 2001, e forse neanche sulla mafia,
che è poi il nostro western, ma è la storia di una vocazione di opposizione, di
una ribellione alla famiglia".

Famiglia o "famiglia"?
"Entrambe. Peppino, brillante e intelligente, fu allevato come figlio di boss,
suo padre ospitò Liggio ed era affiliato al clan Badalamenti, un così detto
"portatore d'acqua". Ma il ragazzo, che ha vent'anni nel '68, scopre con allegria
che i giovani di tutto il mondo stanno in quel momento tentando di cambiare
tutto. Così usa per primo gli strumenti dell'ironia contro la mafia, fa la denuncia
con nome e cognome, fonda un circolo di musica e cultura per i ragazzi,
marcia con i contadini contro l'esproprio delle terre. Insomma mette in gioco
i propri sentimenti privati, disdice se stesso in casa. Pubblica libri e un giornale
che titola "La mafia è una montagna di merda", organizza mostre e spettacoli
di strada per i siciliani che davvero amano molto il teatro, fonda la stazione
"Radio Out", che diventa popolare in loco. E denuncia in piazza Tano Seduto
cioè Badalamenti, Cinisi diventa Mafiopoli. Si candida al Comune per
Democrazia Proletaria. Il padre si rese conto del pericolo che corre il figlio e
tentò di proteggerlo andando in America a parlare col boss: non a caso
Giuseppe è ucciso nel '78, un anno dopo la morte del padre, in un incidente
con un'auto pirata".

A chi può dare fastidio questo film sceneggiato con Claudio Fava e Monica
Zappelli?

"Naturalmente a chi vorrebbe dimenticare questo giornalista che per primo
capì il valore dei mezzi di informazione. Ho parlato con i suoi amici e nemici,
tutti oggi ne discutono, ma allora si diceva solo "La mafia non esiste", mentre
la mafia esiste, si reincarna, si modifica secondo le esigenze, come Alien.
Eppure ai funerali di Peppino andarono, e fu la prima rottura con l'omertà, in
1.500 con la madre e il fratello a testa alta, senza piangere".

A chi può fare cambiare idea il suo film?
"Peppino fu un sessantottino con la sua fervida immaginazione al potere,
anche se lontano dai centri nevralgici del Movimento, da Milano, per esempio,
dove io ho vissuto da liceale militante un bellissimo '68. Che non fu solo il
padre dei vizi e l'anticamera del terrorismo, non avendone denunciato in
tempo la violenza, come oggi si crede, ma anche una scarica di vitalità, la
voglia di cambiare tutti insieme qualcosa e di rimettere in primo piano gli ideali".

A quale cinema italiano si riferisce "I cento passi"? Sta uscendo anche il film
"americano" di Ricky Tognazzi su Falcone e Borsellino.

"Bene che se ne parli, ma io non mi sento militante di un genere, ho una
mia idea e cito non a caso una scena di "Le mani sulla città" di Rosi. Del
resto abbiamo girato vicino a Montelepre, dove era il set di "Salvatore
Giuliano". Ma ricordiamoci che il cinema non può cambiare il mondo: quindi,
prima di tutto, bisogna fare un bel film, che convinca e interessi la gente".

E questo povero nostro cinema sempre in crisi?
"Ha bisogno di essere guardato a vista. Io porterò in giro il mio film, specie in
Sicilia, a osservare le reazioni. E poi mi rimetterò a lavorare. "Menzogna e
sortilegio" della Morante è un romanzo che per esempio mi piace da sempre,
mi piacerebbe che diventasse un film per la tv, come si faceva una volta".


intervista di Maurizio Porro
  filmografia
Maledetti vi amerò (1979)
Caduta degli angeli ribelli (1981)
Notti e nebbie (1984) (TV)
Appuntamento a Liverpool (1988)
Domenica specialmente, La (1991)
Unico paese al mondo, L' (1994)
Pasolini, un delitto italiano (1995)
Cento passi, I (2000)
La meglio gioventù (2002)
 

 

 

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